domenica 10 febbraio 2008

10 Febbraio, IL GIORNO DELLA MEMORIA

Le Foibe.
Oltre 30.000 morti, vittime della pulizia etnica di Tito, dei serbi e dei loro alleati sloveni e croati. Oltre 350.000 profughi da Dalmazia, Istria e Quarnaro. Un orrore e una vergogna senza fine. Italiani che avevano la sola colpa di essere di una etnia diversa e quindi scomoda, uccisi, torturati, donne stuprate a morte, questa fu la ignobile aggressione della Armata Rossa yugoslava, che arrivò a portare morte fino a Trieste, che fu in angoscia fino al 1954 quando si rese finalmente conto di essere ancora Italia. A questo orrore si aggiunge l'ignominia dei partigiani comunisti di etnia italiana giuliani e dalmatici che da autentici rinnegati furono ben lieti di collaborare con gli invasori per agevolare il massacro dei fratelli. E ironia della sorte furono loro stessi poi vittime di quella spietata macchina che intendeva cancellare ogni segno di italianità da quei territori. Quella follia non fu solo perpetrata verso le persone, ma anche verso opere d'arte e monumenti. L'Istria, la Dalmazia, il Quarnaro, sono sempre stati, con continuità dai tempi dell'Impero Romano abitati da genti venete che poi divennero di lingua italiana. Le comunità italiane di Spalato, Ragusa, Zara, Pola, Fiume erano storicamente attestate da sempre, e la loro soppressione forzata e criminale non può e non deve essere giustificata in nessun modo.
Quando nei primi anni 90 la jugoslavia andò in putrefazione, non vi nascondo che come tanti sperai che l'Italia mostrasse un minimo di orgoglio e di dignità rivendicando a se quelle terre che SONO PARTE INTEGRANTE DEL SUO TERRITORIO. Ma la accozzaglia di smidollati che gestiva il governo italiano si affrettò a "confermare il trattato di Osimo" ai neonati e debolissimi governi di Slovenia e Croazia. Peraltro questo senza avere nemmeno quelle garanzie di base sui diritti umani e civili che si devono a tutte le minoranze, e correndo il rischio di consegnare i nostri cittadini coraggiosi superstiti su quelle terre ad una nuova carneficina.
Ancora oggi nelle nostre terre che la Slovenia e la Croazia trattengono indebitamente, siamo all'assurdo che se un discendente dei profughi, privato delle proprie cose dagli invasori, volesse, non dico tornare a riprendersi ciò che era suo di diritto, ma quantomeno RICOMPRARSELO magari a caro prezzo, questo gli è impedito da norme razziste presenti ancora nelle leggi di quei paesi. Le terre d'Istria, Dalmazia e Quarnaro devono tornare a popolarsi di quella gente operosa e saggia che è sempre stata lì, e se veramente queste neonate repubbliche slave vogliono mostrarsi coi fatti degne di essere Europa, devono permettere ai nostri cittadini di tornare a vivere, o perlomeno i loro discendenti, nella terra dei Padri.

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